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Il presente scritto si inserisce nel quadro della correzione fraterna che la tradizione apostolica e i padri della Chiesa indicano quale supremo atto di carità, volto a evitare lo scisma, ossia la separazione dall'autorità della Chiesa e dalle sue leggi, usi e costumi, in cui può cadere lo stesso Papa. La correzione è ritenuta, poi, dai teologi moralisti un dovere per ogni fedele, chierico o laico, ed essa deve essere, inoltre, pubblica, secondo le conformi intenzioni di questo libro, ove pubblico sia, appunto, come avviene al presente, il peccato da correggere, insito nello stravolgimento e del culto e della sacra dottrina, che ha avuto origine dal magistero inaugurato dall'ultimo concilio ecumenico, il quale ha imposto, in nome di una malintesa obbedienza alle gerarchie, l'attuale legislazione rivoluzionaria.